I sintomi medici inspiegabili (“Medically Unexplained Symptoms”, MUS) sono sintomi fisici che non trovano valide spiegazioni mediche, compaiono spesso in assenza di disturbi organici conclamati e spingono la persona a compiere numerosi accertamenti per identificarne l’origine.
I pazienti che soffrono di questi disturbi hanno spesso una storia clinica travagliata, costellata da diagnosi multiple e da numerose visite specialistiche.
Spesso giungono nello studio dello psicologo come “ultima spiaggia”, nel tentativo di trovare una soluzione ad una sofferenza apparentemente inspiegabile e senza nome.
Frustrazione e abbattimento
La difficoltà a individuare la natura di un disturbo e a pervenire a una diagnosi corretta può mettere a dura prova il rapporto paziente-medico.
Il paziente può perdere fiducia nelle capacità diagnostiche di quest’ultimo e rivolgersi a numerosi altri professionisti, mentre il medico, dal canto suo, può dubitare delle proprie abilità e richiedere un numero sproporzionato di accertamenti clinici.
Con il tempo questa situazione di incertezza può generare frustrazione, demoralizzazione, vissuti depressivi e la fastidiosa sensazione di non riuscire a trovare una causa al proprio malessere.
I sintomi possono mantenersi silenti o peggiorare con il tempo, compromettendo la vita sociale e relazionale della persona, creando disagio, imbarazzo e vergogna.
Alcuni esempi
Rientrano nella sfera dei MUS una serie di disturbi tradizionalmente etichettati in Psicologia Clinica come “Psicosomatici”, quali, per esempio, la sindrome del colon irritabile, la fibromialgia, disturbi funzionali dell’apparato gastro-intestinale, la sindrome da dolore pelvico, vertigini, disturbo algico, ansia, disturbi da somatizzazione ecc.
Una frattura fra mente e corpo
Spesso le persone che soffrono di queste problematiche riconoscono soltanto la componente fisica del proprio malessere e si focalizzano su di essa senza considerare i fattori psicologici implicati nell’etiologia dei sintomi, con il risultato che il loro disagio appare strano e inspiegabile.
E’ come se il paziente riuscisse a entrare in contatto unicamente con la sofferenza del proprio corpo, ignorandone la dimensione psichica alla quale non riesce ad avere accesso.
Questa particolare visione del problema, che riflette l’interpretazione soggettiva di malattia fornita dalla persona, causa una frattura tra dimensione somatica e psichica, rottura che dev’essere ricomposta mediante un lavoro assieme al clinico che consenta l’integrazione di questi due aspetti.
Le ragioni di questa inaccessibilità alla dimensione psichica, di questa frattura tra soma e psiche, possono essere molteplici e andranno valutate caso per caso. Tra queste gli studi rintracciano sovente la presenza in comorbilità di tratti alessitimici, particolari tipi di personalità, la tendenza a negare la malattia, difese psichiche, traumi psicologici ecc.
Un approccio integrato
Nell’affrontare queste forme di malessere è indispensabile utilizzare un approccio integrato, che tenga conto sia del punto di vista medico, sia di quello psicologico.
Nei MUS fattori biologici e psicologici tendono infatti a sovrapporsi, rendendo complessa la formulazione di una diagnosi clinica corretta che orienti efficacemente la terapia.
Questione di “peso”
E’ quindi importante tenere in considerazione e valutare in che modo fattori sociali, biologici e psicologici entrano in interazione, creando o mantenendo il disturbo.
Ciascuno di essi ha infatti un proprio “peso relativo” nell’economia dei sintomi che dev’essere indagato e chiarito, coinvolgendo negli accertamenti appropriate figure professionali.
Dott.ssa Giorgia Benzi
Dott. Alberto Mordeglia
Approfondimenti: alessitimia, ansia, depressione.
Bibliografia
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