Normalmente i genitori si interessano con curiosità alle vicende e alla salute dei figli. Domande come “a che ora torni?”, “dove vai?”, “con chi esci?”, o espressioni del tipo “chiama appena sei arrivato”, “fammi sapere come stai”, ecc. fanno parte del repertorio comunicativo della diade genitore-figlio.

Se il genitore è troppo apprensivo o ansioso però, queste raccomandazioni possono trasformarsi in comunicazioni ripetitive ed asfissianti che sortiscono l’effetto opposto a quello desiderato: invece di sicurezza e protezione, causano insicurezza e frustrazione. Perché?

Questo continuo bisogno di raccomandazioni va ben oltre la genuina curiosità per le vicende del figlio, e nasconde spesso un genitore ansioso, iperprotettivo, che fatica a vivere serenamente la crescita del figlio e i suoi bisogni di autonomia ed indipendenza. Spesso si tratta di genitori che percepiscono il mondo esterno come un luogo pericoloso, pieno di minacce ed insidie da evitare. Le raccomandazioni continue funzionano allora come una sorta di pensiero magico attraverso cui controllare l’ansia e proteggere il figlio dai pericoli esterni.

E’ facile che gli adolescenti vivano queste raccomandazioni come una scocciatura, e come un’intrusione eccessiva nella loro autonomia individuale: non vi percepiscono un messaggio protettivo, quanto piuttosto una mancanza di fiducia nei loro confronti.
Al di sotto della superficie, infatti, il contenuto di questi messaggi potrebbe essere questo: “senza le mie raccomandazioni non penso che tu sia in grado di farcela da solo” o “non ho fiducia in te”.

I ragazzi che sono sottoposti ad avvertimenti continui possono rifiutare i consigli dei genitori e mettere in atto comportamenti provocatori per dimostrare che sono in grado di cavarsela con le proprie forze.

Il problema di questi genitori risiede innanzitutto nel non considerare a priori la capacità del figlio di accogliere un suggerimento, di comprenderlo e di farlo proprio. Non guardano ciò che accade realmente – per esempio se il ragazzo già faccia ciò che gli viene suggerito – ma solo ciò che temono, somigliando spesso ad un disco rotto che ripete sempre la solita musica al punto che questa, fin dalle prime volte, finisce per non avere più alcun valore per chi ascolta” (Fornari, 2013. Cit. p. 101).

Con il passare del tempo questi messaggi possono avere un impatto negativo su importanti aspetti della personalità quali l’autonomia personale, la fiducia in se stessi e il senso di autoefficacia.

Persone che crescono in un clima famigliare di questo tipo, improntato su forme di controllo dell’ansia, possono sviluppare una sintomatologia ansiosa, avere problemi di autostima, dipendere dal giudizio altrui ed è facile che, da adulte, abbiano difficoltà a rendersi autenticamente indipendenti dai genitori o dal partner.

Per migliorare la comunicazione con il figlio è importante che il genitore formuli le raccomandazioni in modo chiaro ed essenziale, evitando di essere asfissiante e ripetitivo. Queste piccole accortezze aiuteranno il ragazzo ad avere maggiore fiducia in se stesso e nelle sue capacità di affrontare con successo il mondo esterno.

L’adolescenza mette a dura prova il sistema famigliare e il rapporto con i genitori. I cambiamenti che avvengono in questo periodo possono riaprire vecchie ferite o intensificare problematiche personali dei genitori, impedendo loro di vivere con serenità e ottimismo la trasformazioni del ragazzo. La pratica clinica insegna che spesso, all’origine di queste incomprensioni, è possibile individuare dei tratti ossessivi di personalità, problemi legati al controllo e alla gestione dell’ansia, difficoltà ad accettare la separazione psicologica dal figlio.

Dott.ssa Giorgia Benzi

Dott. Alberto Mordeglia

 

Bibliografia

Aliprandi, M., Pelanda, E., Senise, T. (1990). Psicoterapia breve di individuazione. Feltrinelli. Milano, 2010.

Ammaniti, M. (2002). Manuale di psicopatologia dell’adolescenza. Cortina. Milano, 2013

Bertetti, B. Chistolini, M., Rangone, G., Vadilonga, F. (2003). L’adolescenza ferita. Franco Angeli. Milano, 2015.

Confalonieri, E., Grazzani. Gavazzi. I. (2002). Adolescenza e compiti di sviluppo. Unicopli. Milano, 2010.

Fornari, P. (2013). Il linguaggio segreto dell’ansia. Riza. Milano, 2013.

Gabbard, G. O. (1997). Psichiatria psicodinamica. Cortina. Milano, 2007.

Sheehan, E. (1996). Ansia, fobie e attacchi di panico. Mondadori, Milano, 2011.