“Le abitudini e le preferenze alimentari sono pratiche fondamentali del sé, dirette alla cura di sé attraverso il costante nutrimento del corpo con cibi culturalmente considerati appropriati che, oltre a costituire una fonte di piacere, agiscono anche simbolicamente come materie prime per rivelare l’identità di un individuo a se stesso e agli altri”

(D. Lupton)

Non tutti sanno che tra psicologia e alimentazione esiste uno stretto legame dal quale è impossibile prescindere e di come, pertanto, sia sempre più auspicabile nel lavoro coi clienti una maggior collaborazione tra psicologi e professionisti della nutrizione.

Qualcuno potrebbe per associazione pensare all’affiancamento della figura dello psicologo a dietisti, dietologi, nutrizionisti etc. nel solo caso di patologie quali i Disturbi del Comportamento Alimentare.

In realtà, è ormai stato riconosciuto come la scienza psicologica possa aiutarci anche nella comprensione di scelte alimentari quotidiane e nella modificazione dello stile di vita. 

È infatti ormai noto come i nostri pensieri e le nostre emozioni influenzino i comportamenti, tra i quali non fa eccezione quello alimentare. Se così non fosse le nostre scelte a tavola sarebbero certo dettate da reali bisogni nutritivi e non, come invece accade, influenzate da mode alimentari, da abitudini, da pensieri ed emozioni.

Fin dalla nascita l’atto del mangiare assume un importante significato di scambio nella relazione con l’Altro che, attraverso l’atto del nutrire, si prende cura di noi. Il cibo si satura pertanto di aspetti emotivi e relazionali, assumendo per noi una forte valenza simbolica; si impregna di significati che vanno ben oltre il semplice bisogno biologico. Le nostre preferenze sugli alimenti sono risultato dell’ambiente sociale e culturale in cui viviamo, tanto che alcuni cibi considerati particolarmente gustosi in altre parti del mondo (per esempio gli insetti), potrebbero suscitare in noi, alla sola idea di mangiarli, disgusto.

L’alimentarsi, così come l’astenersi dal farlo, è quindi un atto denso di significati dai quali non è possibile prescindere.

A rafforzare ulteriormente il legame tra psicologia e alimentazione, le recenti scoperte che collegano quest’ultima al benessere mentale (ansia, depressione etc.) e a quello immunitario. Infatti, mentre è ormai noto da anni come l’umore possa avere influenze sulla salute della pancia, sono piuttosto recenti i lavori scientifici che dimostrerebbero l’influenza dello stato di salute dell’intestino sulla salute psichica. Gli studi hanno infatti dimostrato come l’alterazione del microbiota intestinale giochi un ruolo importante nella regolazione del cervello e del comportamento.

In sintesi è dunque ormai da tempo riconosciuto come un intervento psicologico possa divenire strategico nel sostenere e favorire l’aderenza della persona ai cambiamenti di stile alimentare, siano essi in funzione di una dieta dimagrante [1], in funzione di un intervento in patologie organiche con forte componente alimentare (come, per esempio, in caso di persone affette da cardiopatie, diabete, celiachia etc.) e/o della regolazione dei comportamenti alimentari.

 

[1] A tal proposito l’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) ha ormai da tempo riconosciuto come i classici trattamenti prescrittivi (dieta) in caso di sovrappeso e obesità, se non accompagnati da un intervento volto alla comprensione e alla conseguente modifica di fattori psicologici sottostanti, portino la grande maggioranza delle persone a un abbandono precoce del programma.

Tra chi invece riesce a perdere peso seguendo una dieta dimagrante si è visto che solo una piccolissima percentuale, il 5% (!), riesce a mantenere i risultati raggiunti (Apfeldorfer & Zermati, 2001), mentre la maggior parte recupera il peso perduto e, spesso, con gli interessi.

 

Dott.ssa Giorgia Benzi

Dott. Alberto Mordeglia

 

Bibliografia

Apfeldorfer, G., Zermati, J-P. (2001). La restriction cognitive face à l’obésité. Histoire des idées, description clinique. La Presse Médicale, 30 (32), 1575-1580.

Apfeldorfer, G., Zermati, J-P. (2007). Les régimes amaigrissants sont des troubles du comportement alimentaire. Réalités en Nutrition (6), 6-11.

Bottaccioli, F., Bottacioli, A.G., Carosella, A. (2015). La Saggezza del Secondo Cervello. Tecniche Nuove Edizioni, Milano, 2015.

Stagi, L. (2008). I significati del cibo. In La Società Bulimica. FrancoAngeli,Milano, Italia, 2002.